Si! E’ questo il motivo della nostra assenza sul blog: le sfilate in corso! Perché oltre alle nostre piccole collezioni collaboriamo anche con altri stilisti. E anche se non si tratta di abiti da sposa classici o tradizionali alcuni potrebbero benissimo considerarsi abiti da sposa, come, per esempio, questo abito in velluto di una bellissima tonalità di rosso. Si, perché gli abiti da sposa colorati sono sempre più presi in considerazione.
E chissà che un giorno, Antonio Berardi, non inserirà nella sua collezione qualche abito da sposa! Dal nostro punto di vista potrebbe essere un ottima opportunità.
Intanto siamo qui a cucire abito in velluto, che è tanto difficile da cucire. Il risultato però ci soddisfa sempre.
Vi raccontiamo qualcosa su questo tessuto:
Pochi tessuti accarezzano i nostri sensi con una tale intensità e solleticano la nostra fantasia. Narrandoci storie di interni opulenti ed abiti regali: il velluto, con i suoi toni brillanti e la calda sericità, ha questa dote, apprezzata ormai da secoli da stilisti, artisti e amanti del bello in genere.
Caratteristiche:
La sua caratteristica principale è quella di presentare sul dritto un pelo rasato e molto fitto oppure una serie di piccoli anelli di filo che sporgono dalla trama.
Il nome è derivato dal termine latino “vellus”: vello, tosone o mantello, e ben si presta a descriverne la tipica finitura di pelo.
Queste differenze vengono accentuate dalle diverse lavorazioni grazie alle quali abbiamo a disposizione il courduroy (velluto a coste), il dévoré, il froissé (dall’aspetto sgualcito), il soprarizzo (operato fino ad ottenere un risultato damascato o cesellato), il velveton (ossia il fustagno), il jacquard (con disegno intessuto nella trama).
Tradizionalmente la fibra scelta era la seta, che rendeva il velluto particolarmente lucido e morbido al tatto, ma anche prezioso e delicato (spesso era addirittura arricchito con lamine d’oro o d’argento).
In seguito è stato introdotto l’utilizzo del cotone, del lino, della lana e del mohair, che hanno reso il tessuto meno lussuoso, ma più resistente. Recentemente sono stati inoltre sviluppati velluti sintetici, soprattutto in poliestere, acetato, nylon e viscosa.
Origini
Le prime tracce di questo materiale si perdono in un luogo indefinito lungo la leggendaria “via della seta”, probabilmente nella regione del Kashmir, incastonata tra India, Pakistan e Cina, da cui, grazie allo spirito affaristico dei mercanti arabi, è giunto in Europa. E in particolare in Italia, luogo d’origine, per tutto il XIII secolo e oltre, degli approvvigionamenti per tutto il continente, prodotti ed esportati dalle città di Lucca, Genova, Firenze e Venezia.
Più tardi questa tradizione è passata nelle mani dei Fiamminghi e i velluti di Bruges sono giunti nel XVI secolo ad avere una reputazione non inferiore a quelli delle grandi città italiane.
Questa stoffa, apprezzata dai nobili di tutte le epoche successive alla sua introduzione (tanto che Riccardo II d’Inghilterra stabilì nel 1399 che nessun altro tessuto avrebbe toccato la sua pelle e che in esso sarebbe stato seppellito), non ha mancato di ispirare illustri artisti, tra cui il più celebre rimane Tiziano, che nei suoi ritratti ne ha fatto ampio uso.
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